La scuola a casa. Piccolo manuale di sopravvivenza alla DAD.

Dov’è e cos’è la scuola? Quanto conta come luogo e quanto come rete di persone?

Per aiutarci a rispondere a queste domande, arriverà presto il documentario La scuola a casa. Piccolo manuale di sopravvivenza alla didattica a distanza.

A dirigerlo sono Roberto Ronchi, regista, e Mara Corradi, giornalista e critico d’architettura e design, già autori del prezioso Non abbiamo sete di scenografie, film sulla chiesa costruita in Italia dal grande architetto Alvar Aalto. La coppia stavolta è entrata nell’Istituto Comprensivo dedicato al maestro Ermanno Olmi, a Milano, quartiere Bovisa, per ragionare sui lasciti dell’esperienza del lockdown coinvolgendo genitori, insegnanti e compagni di classe di Agata, la loro figlia di sette anni che ha frequentato la prima elementare durante la prima ondata dell’emergenza Covid-19. 

Roberto, con quale spirito avete immaginato questo progetto? 

Rientrando finalmente nelle aule per recuperare gli effetti personali dei bambini, l’estate scorsa, è nato il desiderio di fare un film su una presa di coscienza: quella che la scuola, intesa come rete di relazioni, si sia rivelata un punto di riferimento fondamentale nei lunghi mesi di chiusura.

Un concetto evocato anche dalla storia dell’edificio dove è in buona parte ambientato, che durante la Seconda Guerra Mondiale offriva riparo a molti negli scantinati, come rifugio antiaereo (lo racconta Olmi nel suo romanzo Ragazzo della Bovisa). Epoche diverse, fenomeni paralleli: nei momenti di paura si stringono rapporti umani fondamentali.

Ci sono anche omaggi a Olmi nel documentario?

Sì, di certo la scelta di utilizzare il formato CinemaScope, fatta pensando al suo primo film Il tempo si è fermato, realizzato alla fine degli anni Cinquanta, quando girava documentari per la Edison. È un titolo che speciale, per me: mio nonno, autista per la stessa ditta, fu suo «complice» nell’impresa produttiva.

Quante famiglie avete intervistato e a che punto siete?

Abbiamo ascoltato 25 persone e visitato una quindicina di abitazioni, per filmare le postazioni scolastiche casalinghe. Ora il film è in fase di montaggio, nel frattempo è stato lanciato un crowdfunding per finanziare sia gli aspetti legati alla musica e alla grafica, che la realizzazione dei sottotitoli in cinese e in arabo, le lingue più parlate dalle famiglie immigrate nel quartiere milanese della Bovisa.

In questo momento stiamo vivendo nuove restrizioni e le scuole superiori in Lombardia sono totalmente in modalità didattica a distanza. Qual è la ricetta segreta per la «sopravvivenza» alla «DAD» che annunciate nel titolo?

Il confronto e l’aiuto reciproco, come anche l’attenzione a non creare polarizzazioni di opinioni, puntando invece alla coesione.

Nel film ci sono testimonianze costruttive di famiglie che hanno saputo affrontare con grinta le nuove modalità didattiche pur partendo da situazioni complesse, che vanno da problematiche linguistiche, all’autismo passando per il dramma di chi aveva parenti ricoverati a causa del Covid o per i pensieri della madre medico costretta a stare lontana dai figli per il sovraccarico di lavoro ospedaliero.