Grandi aspettative per il nuovo documentario di Mark Cousins, l’autore dell’epica serie da 15 episodi di un’ora ciascuno The Story of Film: An Odyssey.
Titolo eloquente, Marcia su Roma, per un film che arriva proprio quando sta per scoccare il centenario di quel 28 ottobre 1922, incipit dell’ascesa al potere del fascismo, fenomeno che il regista rilegge interrogandosi sul ruolo del cinema come volano per l’ideologia. Una riflessione valida tutt’oggi ed estendibile ai mezzi di comunicazione attuali (espliciti, nelle interviste a Cousins, i riferimenti alle fake news che assediano il nostro tempo).
Il film, presentato in questi giorni alle Giornate degli Autori della 79esima Mostra del Cinema di Venezia senza particolare clamore (ma nemmeno passato sottotraccia: applausi in sala e qualche articolo attizza-polemiche di routine), probabilmente avrà un effetto più dirompente quando verrà distribuito nelle sale, a ridosso dell’anniversario (la data d’uscita prevista è il 20 ottobre).
Si tratta di un documentario che prende le mosse da un’analisi filologica di A noi!, pellicola del 1923 diretta da Umberto Paradisi, audiovisivo ufficiale del Partito fascista che racconta le giornate della Marcia su Roma seguendo le camicie nere, dalla sagra di Napoli alla conquista della capitale. Con la partecipazione di Alba Rohrwacher.
Fuori dalla logica pre-elettorale del periodo attuale e lontano da speculazioni prettamente politiche o ideologiche (benché, sia chiaro, ogni forma di comunicazione possa essere letta sotto il profilo politico, dato che per natura opera un trasferimento di idee ed è destinata ad avere un impatto sulla società), l’autorevolezza critica dell’autore suggerisce di prepararsi alla visione con un atteggiamento aperto e ricettivo, pronti a un’analisi del funzionamento del dispositivo cinematografico, che già un secolo fa veniva elogiato dal regime definendolo “l’arma più forte”.
Non arrendersi, dinanzi ad essa, nemmeno quando è puntata verso il futuro e lo minaccia, piuttosto metterla al servizio dello spirito critico: questa è la lezione fino ad oggi impartita da Cousins. Dunque sarà bene considerare il cinema stesso come oggetto di studio del film realizzato dal cineasta e critico irlandese, nel solco dell’ottica di ricerca che lo ha sempre guidato.
Un cinema, certo, stavolta analizzato come strumento di propaganda, fatta per potenziare l’effetto di quel 28 ottobre 1922 consegnato alla Storia nelle immagini di Paradisi, con un instant movie – come lo chiameremmo oggi – del quale Cousins svela i trucchi e le manipolazioni atte a far sembrare trionfale la mobilitazione. Una falsificazione della realtà operata per ottenere potere e consenso, oggi più che mai importante da riconoscere, per disinnescare le scintille digitali che infiammano populismi e polarizzazioni d’opinione.